Ben
ritrovati a tutti, qui parla Sam ~
Oggi
non vi presenterò una recensione librosa (buuuuh! Piango tantissimo! ;0;) bensì
il primo post relativo alla mia nuova
rubrica di scrittura creativa.
Perché?
C’è
chi ama avere le mani in pasta, chi ama andare a fare jogging e chi ama
dipingere.
Poi
ci sono io, che le mani in pasta le metto solo per fare dolci, che sono troppo
pigra per andare a correre e che non so fare una riga dritta nemmeno con
l’aiuto di un righello (sì, sono un caso perso, lo so. Non ricordatemelo e non
ridete, su) quindi…!
Quindi
rompo le scatole alla gente con le mie storielle.
Esatto:
scrivo, scrivo a tempo perso (non è vero, perché scrivo tutti i giorni) così ho
pensato: perché non fare una rubrica di scrittura creativa sul nostro
bellissimo blog?
So here I am. ~
Cosa
farai qui, Sam?
Poltrirò.
Dormirò.
Vi
annoierò.
Mi annoierò.
Canterò a
squarciagola le canzoni dei One Direction.
…
no, non è vero! Non fuggite! Stavo
scherzando! :’)
Semplicemente
parlerò
di scrittura.
Parlerò
della mia passione, però in maniera costruttiva, riportandovi qualche consiglio
che ho raccolto in giro. :D
So, enjoy!
† † † † † †
Lesson
#1
«Non si scrive perché si vuol dire qualcosa; si scrive perché si ha qualcosa da dire».―F. S. Fitzgerald
(Sì,
quello de Il grande Gatsby. Intanto che voi sfangirlate sulla performance di
Di Caprio, io sfangirlo sul romanzo, mh? :D)
Dunque:
partiamo dal presupposto che questa citazione sia ciò che meglio riassume il
mondo della scrittura.
Tu,
persona che legge, hai qualcosa da dire,
ma nessuno ti ascolta; ergo prendi
carta e penna e scrivi, scrivi fino a che non hai terminato (c’è chi lascia
a metà molte cose, quindi non è poi così ovvio iniziare dal principio e
proseguire fino alla fine, neh ~) e poi qualcuno
legge, presta attenzione e prova
qualcosa.
Quel
che hai scritto, altro non è che il corpo
narrativo, un insieme di parole che
danno vita, che raccontano la storia che hai scelto di condividere.
Di fondo ad essa, un tema: amore, odio, felicità,
amicizia, sofferenza… i soliti, no? Quelli che tutti conoscono ma che ognuno
esprime a modo proprio. Il risultato
di questo, perciò, sarà diverso di volta
in volta, poiché chi scrive avrà, infatti, il privilegio di scegliere quale
aspetto del tema scelto trattare e in che modo.
Se
questa persona è un romanziere,
poi, ha un compito importante.
Nello
sviluppare questi temi all’interno di una storia, egli non deve solamente limitarsi a dire, bensì deve far vedere quel che pensa, quel che cerca di trasmettere
al lettore.
Quindi,
il compito di voi aspiranti scrittori è quello di racchiudere il vero contenuto
della storia all’interno di essa, in modo che al lettore rimanga impresso
qualcosa.
Dovrete,
quindi, coinvolgerlo.
La
collaborazione del lettore è
indispensabile, ovviamente; egli non è
da considerarsi un elemento passivo
che chiude il circolo “Mano-Penna-Foglio-Parole-Frasi-Romanzo-Libro”, bensì un elemento attivo che legge
perché vuole ricercare, arricchire il proprio bagaglio culturale e acquisire
qualcosa in più.
Immaginate
di essere ad una partita di tennis: da un lato del campo c’è lo scrittore,
dall’altro il lettore. La palla rappresenta le parole che il primo ha impiegato
per far sì che un dato concetto rimanga nella mente del secondo, il quale, a
sua volta, cerca qualcosa che
l’impressioni, che gli resti dentro, insomma.
Per
far sì che ciò accada, lo scrittore può scegliere di avvalersi di numerose
tecniche letterarie, conosciute col nome di figure retoriche, le quali creano
un’immagine che rimanda a qualcos’altro, ad un significato più profondo e
nascosto che spetta al lettore scoprire e comprendere, rendendolo proprio.
A
questo punto, la domanda che sorge spontanea è: “Come faccio ad attirare il lettore”?
Ebbene:
con un incipit.
L’incipit,
l’attacco del racconto o della long (storia a più capitoli) che volete
raccontare è fondamentale per attirare
un lettore.
Deve essere, quindi, accattivante, immediato (ad esempio in medias
res, che significa: “a metà
delle cose”).
Nel
caso di un giallo,
ad esempio, la scena iniziale potrebbe essere quella di un omicidio che sta
avendo luogo o del ritrovamento di un cadavere.
Si
può anche iniziare un azione nel
presente e, nella scena successiva, avvalersi
di un flashback, un salto indietro nel tempo narrativo per fornire
un chiarimento sull’accaduto.
Un’altra
scelta “audace” potrebbe essere iniziare
lo scritto con un pronome, poiché lascia in sospeso la comprensione del
discorso nella sua interezza, portando il lettore a prestare più attenzione
a ciò che sta leggendo e spingendolo a dare nuovi significati a ciò che gli si
presenta davanti, durante la lettura.
Fino
a qui ci siamo, sì?
Spero
di essermi spiegata!
Ed
ora, un paio di consigli su come superare
il blocco dello scrittore, la paura del foglio bianco, ossia: come fare
quando c’è l’idea, ma manca la parola? Come rompere il ghiaccio?
Vi
propongo due metodi abbastanza semplici, alla portata di tutti, che possono
essere testati senza sforzo. ♥
Primo
trucco: la grammatica
NON FUGGITE.
NON CI PROVATE
NEMMENO. VI VEDO E VI GIUDICO.(?)
No, non è vero, non vi
giudico, ma voi non spaventatevi. :’)
Semplicemente si
tratta di giocare con essa, scombinare l’ordine di una frase (PUR
MANTENENDOLA DI SENSO COMPIUTO, badate bene) per rendere l’attacco più accattivante sia per chi legge e,
soprattutto, per chi scrive.
Se disposte abilmente,
allora sono in grado di scatenare la vostra vena creativa. ~
Non sempre otterrete
risultati da capolavori d’arte letteraria, ma almeno sarete riusciti a vincere
la timidezza iniziale dovuta alla pagina bianca.
Secondo trucco: la parola d’avvio
TAN-TAN-TAAAAAAAN.
Cos’è ‘sto brutto
mostro?
Ah, niente in tutto: la prima parola del vostro scritto.
Il consiglio che vi si
dà è di iniziare con un vocabolo che non
abbia niente a che fare con l’idea che volete esprimere; semplicemente,
piazzate la parola iniziale e poi costruite da lì, l’intera narrazione, sviscerando eventuali legami che essa
potrebbe avere con la vostra idea.
Questo perché?
Semplice: la mente cerca legami tra le
cose, cercando di dar loro un senso e un ordine logico che abbia a che fare con
l’idea che ci si prefissa, quindi sarà
più portata alla ricerca idea-primo vocabolo, piuttosto che concentrata fino
allo sfinimento su di un incipit che si rifiuta di scriversi u.ù
Dunque.
Quel che ho esposto
fino ad ora, si potrebbe riassumere in quattro punti chiave (*Cori di:
“Potevi dirlo prima!”* e invece no, perché a me me piase divertirmi così u.u non odiatemi~):
1.
Ponetevi
un obiettivo → Questo significa, banalmente, trovare
un tema di cui parlare e fare una
specie di scaletta approssimativa che
racchiude i punti salienti da toccare durante una narrazione;
2.
Siate
creativi con la grammatica (possibilmente senza storpiarla, grazie) e continuate con una frase di aggancio → Una volta scelto il tema, si passa all’incipit che, non dimenticatelo mai, deve
essere in grado di catturare il lettore,
quindi deve imporsi prepotentemente, farsi notare. Una volta dato il via, le frasi successive devono incidere ancora di
più, in modo che chi legge rimanga colpito e non abbandoni lo scritto
all’istante.
In questo aiuta molto la destrezza con cui si maneggia la grammatica ma, ancora di più, la conoscenza di un vasto vocabolario (si può rimediare col dizionario dei sinonimi e dei contrari, comunque, che male non fa).
Lo stile, poi, deve essere in linea e rispecchiare il contenuto; se parlate della vita di una giovane ragazza, sicuramente non parlerete di lei utilizzando gli stessi metodi che usereste per parlare di un cane o di un fantasma, no?
In questo aiuta molto la destrezza con cui si maneggia la grammatica ma, ancora di più, la conoscenza di un vasto vocabolario (si può rimediare col dizionario dei sinonimi e dei contrari, comunque, che male non fa).
Lo stile, poi, deve essere in linea e rispecchiare il contenuto; se parlate della vita di una giovane ragazza, sicuramente non parlerete di lei utilizzando gli stessi metodi che usereste per parlare di un cane o di un fantasma, no?
3.
Scegliete
le parole in base al suono → Il suono della parola, oltre a
fornire una lettura più scorrevole,
spesso rimanda anche a significati e caratteristiche dei protagonisti di cui
scrivete, poiché è un elemento molto evocativo, decisamente incisivo.
Il suono può essere molto utile, perciò non sottovalutatelo mai e spendete del tempo nella scelta delle parole giuste.
Il suono può essere molto utile, perciò non sottovalutatelo mai e spendete del tempo nella scelta delle parole giuste.
4.
Stimolate l’interesse per i
personaggi → Bisogna dar loro spessore, senza
allontanarli troppo dalla realtà, rendendoli comunque verosimili (il che significa evitare
Mary Sue e Gary Stu) in modo che il lettore riesca ad immedesimarsi in
essi.
Questo permette anche a chi legge di insinuarsi nell’intimità dei personaggi, nelle loro emozioni, nei loro pensieri e vivere sulla propria pelle le loro avventure. Lo incuriosiscono, lo fanno dubitare, lo animano assieme a sé stessi, facendo sì che egli si ritrovi coinvolto nella storia del protagonista di cui sta leggendo.
Questo permette anche a chi legge di insinuarsi nell’intimità dei personaggi, nelle loro emozioni, nei loro pensieri e vivere sulla propria pelle le loro avventure. Lo incuriosiscono, lo fanno dubitare, lo animano assieme a sé stessi, facendo sì che egli si ritrovi coinvolto nella storia del protagonista di cui sta leggendo.
† † † † † †
Ebbene, eccoci giunti
al riassunto vero e proprio di questo
post eterno :’)
Spero non vi siate
annoiati e che di tutta la mia pappardella vi sia rimasto ciò che segue:
- Chi scrive deve anche
saper “mostrare” il contenuto della
propria storia in modo indiretto e non limitarsi a “dire”, ad esporlo come se
il lettore fosse un elemento passivo;
- Bisogna riuscire a coinvolgere il lettore suscitando in esso una reazione emotiva
- Bisogna saper
leggere i segreti di un corpo narrativo, per poter scrivere, in modo da estrapolare determinati elementi
e farli propri (mi vien da pensare all’uso delle virgolette e della
punteggiatura);
- Bisogna sfruttare
la flessibilità della grammatica e della sintassi, ricorrendo anche all’uso di
figure retoriche, anche senza improvvisarsi Dante Alighieri
- Bisogna interessare
il lettore attraverso l’incipit, coinvolgendolo e stimolandolo attraverso,
ad esempio, un attacco in medias res,
nel bel mezzo dell’azione o con una preposizione che dia ritmo alla frase o, al
contrario, con un pronome che fornisca alla stessa un ché di ambiguo,
trasportandola su diversi livelli di lettura;
- Bisogna superare il blocco dello scrittore e la paura del foglio bianco, magari sfruttando uno dei due trucchi riportati sopra.
Benee… siamo giunti alla fine. Alleluia!
Questo post potrebbe
benissimo considerarsi un’introduzione
generale; tra un paio di settimane (perché questa sarà la frequenza
di aggiornamento di questa rubrica, alternata con quella librosa) partiremo con
la trama e i suoi elementi. ~
Che ne pensate?
È stato interessante?
Pareri e domande?
A presto! ♫
»Sam
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