Etichette

lunedì 29 settembre 2014




Ma gli androidi sognano pecore elettriche?


Eh sì, gente! C'è una quinta collaboratrice e la settimana inizia proprio con me e con una recensione tutta da comprendere.
Premetto che “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” è un libro letto recentemente, potrebbe portarvi ad un innamoramento folle e convulsivo, gli effetti collaterali sono tanti così come sono tanti i difetti dell'autore che ha saggiamente scritto quest'opera.
Benvenuti dunque! E attenti voi ch'entrate...
(Per una questione di spazio e ripetizioni, il titolo sarà abbreviato in: “Ma gli androidi...”)Iniziamo! Let's go!
L'autore di questo libro, così come di molti altri, è Philip K. Dick, scrittore fantascientifico statunitense, e no, niente traduzioni ambigue per quanto riguarda il cognome. Poverino! Mica è colpa sua...
Philip è morto nel 1982, diventato ormai dipendente dall'anfetamina, ebbe quattro mogli ed ogni matrimonio ha davvero una storia a sestante.
Seppur abbia vissuto momenti di forte depressione a causa delle varie rotture con le ex mogli e per via della droga, ciò non ha impedito la stesura di grandi romanzi come “Ma gli androidi...” ed “Ubik” (che spero di parlarne nei prossimi articoli!).
Ogni libro di Dick ha una particolarità, ovvero che verso metà lettura si scorgono due o tre pagine senza alcun senso, scritte forse sotto l'effetto della droga, eppure nascondono un'introspezione per nulla da prendere sotto gamba; ed anche in “Ma gli androidi...” la particolarità persiste.
Ora, mi sembra d'obbligo, dare un accenno di trama...

(ATTENZIONE! LA TRAMA NON CONTIENE SPOILER ED È STATA DIRETTAMENTE COPIATA DALLA MIA EDIZIONE CARTACEA.)

Nel 1992 la Guerra Mondiale ha ucciso milioni di persone, e condannato all'estinzione intere specie, costringendo l'umanità ad andare nello spazio. Chi è rimasto sogna di possedere un animale vivente, e le compagnie producono copie incredibilmente realistiche: gatti, cavalli, pecore... Anche l'uomo è stato duplicato. I replicanti sono simulacri perfetti e indistinguibili, e per questo motivo sono stati banditi dalla Terra. Ma a volte decidono di confondersi tra i loro simili biologici. A San Francisco vive un uomo che ha l'incarico di ritirare gli androidi che violano la legge, ma i dubbi intralciano a volte il suo crudele mestiere, spingendolo a chiedersi cosa sia davvero un essere umano.

Go, Recensione:
Ma gli androidi sognano pecore elettriche è un romanzo di fantascienza scritto da Philip K. Dick, pubblicato nel 1968 in lingua originale, mentre in Italia è uscito nel 1971, ha una storia editoriale alquanto curiosa ed all'interno troviamo ben due sottogeneri: la distopia e il filosofico.
La storia racconta la vita di due personaggi nell'arco di un giorno, circa, e sono rispettivamente: J. R. Isidore e Rick Deckard.
Isidore è considerato un cervello di gallina, non è riuscito a superare i test d'intelligenza per emigrare su Marte insieme al genere umano ed è costretto quindi a rimanere sulla Terra dove una polvere tossica sta uccidendo non solo gli animali, ma anche l'uomo.
Deckard invece è un cacciatore di taglie, anche lui bloccato sul nostro pianeta madre.
Ha il compito di uccidere gli androidi che fuggono da Marte per trovare rifugio sulla Terra, si mischiano tra la gente ed è impossibile localizzarli eccetto che con il metodo di riconoscimento per i replicanti.
Non dobbiamo scordare assolutamente Ira, la moglia di Deckard, una donna affetta dalla depressione che grazie al controllore di umore, cerca di andare avanti e donare amore (ATTENZIONE! Cerca!) a suo marito e alla loro pecora elettrica.
Infine c'è Rachel, un androide tutto da scoprire, un androide che piace per il suo caparbio modo di agire.
Un giorno Deckard ha il compito di uccidere ben sei androidi, chiamati “Nexus 6”, hanno un nuovo sistema e quindi sono praticamente identici all'essere umano.
Riuscirà Deckard a scoprire il loro rifugio? E cosa c'entra Isidore, un povero cervello di gallina che vive in un quartiere desolato, con questa storia?
Insomma, il libro in sé è pieno di colpi di scena, di suspense, di quel genere noir che tanto aspettavo di pregustare.
È una lettura che ti lascia un retrogusto amaro dolce, uno stile che è semplicemente “quello di Dick”, impossibile da riprodurre, impossibile da battere.
E vi parla una che di fantascienza non è tanto appassionata, ma che attraverso Philip K. Dick è riuscita a comprendere la vera bellezza di questo genere!
Inoltre, sono una tipa che tiene tanto ai dettagli e al contorno di una storia, e quando mi sono ritrovata davanti questi personaggi secondari e comparse, ho compreso subito, attraverso semplici, ma dritte al punto, parole, la loro psicologia, la caratterizzazione, i difetti, i pregi, i loro limiti, la loro evoluzione. E no, non vi sto prendendo in giro!
L'argomento che ho apprezzato di più in questo libro è stato decisamente l'innamoramento. È possibile innamorarsi di una macchina? Un robot? Un essere creato da noi stessi? È possibile concepire l'amore o il sesso verso questi individui? E se sì, come?
Un introspettivo punto che mi ha deliziato.
Infine, per completare questo monologo senza senso, “Ma gli androidi...” merita un Premio Nobel solo per il “Mercerianesimo” che è, a dirla tutta, la nuova religione dell'uomo.
Egli crede in Mercer, che un tempo è stato umano ed ora è immortale, crede nella sua esistenza, credi che si trovi su una collina e, grazie ad una maniglia, l'uomo si trova contatto con se stesso, sente tutte le sensazioni altrui, per condividerle, per reagire e concepire il tutto.
Anche questo, e mi dispiace essere ripetitiva, è un qualcosa di talmente fondamentale e bello da leggere che... che diamine! Fatico persino a spiegarvelo, è un concetto davvero astratto, contorto, elaborato.
Ovviamente “Ma gli androidi...” è un libro soggettivo, mi è stato consigliato da un fratello scapestrato e visto che i nostri gusti non sono tanto diversi, sempre soggettivamente parlando, ci è piaciuto un sacco.
E a voi? Piacerà?
Beh ragazzi, Dick è uno che piace o non piace, un po' come Venezia, e quindi tanto vale cimentarsi in una simile lettura e capire se fa per voi o meno!
Non so, sarà stata utile questa recensione? Lo spero proprio!
Voto finale? UN NOVE E MEZZO CI STA TUTTO!
Sapete com'è, mai dire mai, ci può sempre essere di più...

A LUNEDì PROSSIMO!



Prezzo: 9,90 euro.
Pagine: 238 pg.
Editore: Fanucci


Nessun commento:

Posta un commento